domenica 9 novembre 2014

GRASSROOTS: un fiume di pensiero solidale




Crisi is on my mind! Per le strade, sui giornali, ovunque; che lo voglia o meno, la crisi non da tregua: mi accompagna come un mantra infinito. Ma -e con quanta ironia- , il greco κρίσις vuol dire scelta, decisione. Se così è, mi decido a capirne di più, a fare la mia scelta. Edgar Morin ha detto che se questa è una crisi di pensiero lo è perché “il grano della cultura scientifica non arriva più al mulino della cultura umanista”. Ne segue che nella nostra società qualsiasi spazio critico corra il rischio di diventare vittima di uno scientismo folle e senza scrupoli. C’era una volta -e non è una fiaba- l’umanesimo, c’era un tempo nel quale in questo paese ci si impegnava a credere, era il tempo in cui a stupire era il calcolo e la parola, l’idea e la forma, l’uomo e la natura: cos’è l’umanesimo se non compassione per gli altri e per il mondo. Così sono cresciuto, sapendo che questa è stata l’Italia, la mia terra, la mia parola. Dai ponteggi di Assisi al senno di Astolfo, dal cannocchiale all’utopia di un monaco calabrese, dalla ginestra ai quaderni dal carcere, dalla resistenza al suicidio di ogni luna e falò, qualcosa è cambiato. Sul lungo mare di Ostia non ho visto crescere quel grano e ancora oggi l’ho visto violentato, inaridito, sfruttato a più non posso da mani fin troppo avide. Un mulino senza fiume è una ruota inceppata; e senza fiume, né ruota, non c’è pensiero, umanità, civiltà. Questo "villaggio" che oggi codifica il futuro sull’inganno allo specchio,  incassa e spreme indistintamente nella sofferenza di un conflitto endemico. Capire, informare, comunicare, condividere, costruire ecco cos’è che stiamo perdendo. La conoscenza -continua Morin- "è oggi più che mai il capitale più prezioso per l’individuo e la società". Come dire che è "meglio una testa ben fatta che una testa ben piena".  Di teste piene, stravolte, ossessionate ne ho viste tante, sarà per questo che ovunque io vada e con chiunque io parli non senta altro che il riverbero di una crisi sempre più dissimulata: distillata come olio santo dalla casta sacerdotale, spalmata a colpi di manganello e manovre fiscali, incisa nell'inconscio, essa sembra avere impedito ogni altra via. Cosa non si farebbe per venirne a capo; e intanto la demolizione dei diritti sembra quasi approssimarsi alla fine di una civiltà. Cosa fare? Un diritto alla città -spiega Henri Lefebvre- che vada contro qualsiasi forma di esclusione», un diritto alla città, sia essa locale o globale, una nuova forma mentale e sociale che muova dal basso intesa in termini di diritto esteso alla città. Una città che superi la cartografia e nella quale, dice Amartya Sen, non siano importanti solo l’accesso al cibo o la disponibilità di una casa adeguata, ma la libertà di poter scegliere fra differenti traiettorie per la propria vita. Ed è un pensiero che scorre lento come un fiume di saggezza, che mi consola quando gli argini sembrano crollare, in ogni momento in cui la crisi is on my mind.   
testo e immagini 
santo mangiameli

lunedì 8 settembre 2014

distrofainstrofa: "e di poeta cavallar mi feo"




«… il Furioso è un libro unico nel suo
genere e può – quasi direi deve – esser
letto senza far riferimento a nessun altro
libro precedente o seguente; è un universo
a sé in cui si può viaggiare in lungo e in
largo, entrare, uscire, perdercisi. … Ariosto
sembra un poeta limpido, ilare e senza
problemi, eppure resta misterioso: nella
sua ostinata maestria a costruire ottave su
ottave sembra occupato soprattutto a
nascondere se stesso. Egli è certo lontano
dalla tragica profondità che avrà Cervantes,
quando un secolo dopo, nel Don Chisciotte,
compirà la dissoluzione della letteratura cavalleresca. 
Ma tra i pochi libri che si
salvano, quando il curato e il barbiere
dànno alle fiamme la biblioteca che ha
condotto alla follia l’hidalgo della Mancia c’è il Furioso…»

Italo Calvino

martedì 26 agosto 2014

"Temple of the dog"


Mother love bone 

MAN OF GOLDEN WORDS


Wanna show you something like
The joy inside my heart
Seems I've been living in the temple of the dog
Where would I live, if I were a man of golden words?
And would I live, at all?
Words and music, my only tools
Communication

And on her arrival, I will set free the birds
It's a pretty time of year, when the mountains sing out loud
Tell me, Mr. Golden Words, how's about the world?
Tell me can you tell me at all? yeah
Words and music, my only tools
Communication
Let's fall in love with music
The driving force of our livings
The only international language

mercoledì 30 luglio 2014

l'Eid al-Fitr e la fine del Ramadan: "il mese più caldo"

C'è anche la Palestina sotto il cielo stellato della più grande moschea del meridione, tra i pensieri e le speranze di ogni musulmano raccolto in preghiera nel giorno della fine del Ramadan e del Takbir, la preghiera della fine del sacrificio. La pace, il Corano, ovunque parole e suoni coincidono nel segno di Allahu Akbar (Dio è grande)e poi sul finire un pensiero ai bambini, alle donne, alle case di Gaza: "Quello che sta succedendo in Palestina, cari fratelli, fa piangere il cuore". 





foto e testo 
santo mangiameli

mercoledì 18 giugno 2014

“Sintititisintiti”

"Sintiti"c’è un’isola in mezzo al mare e la sua gente, una storia e una terra derubate, sacrificate al culto  di un profitto alieno alla sua vocazione, 
"per ordini del cumandu militari"
un potere che "ha datu ordini del coprifuocu"
ma in quest’isola, tra chi non vuole vedere e chi resta fermo nei limiti di una rassegnazione muta e contraddittoria, "sintitisintiti"c’è invece chi ha sofferto, pensato e lottato, 
chi continua a farlo anche oggi, chi  vuole trasformare in coscienza critica il senso di appartenenza e l’identità di un’intera società, 
superare  i problemi che da cinquant’anni ne hanno violentato la memoria. 



Sintititisintiti nasce da un'idea di Antonio Musco e Sicilian AV project,
 vocals by Shirin Demma

fotografie di Santo Mangiameli

venerdì 25 aprile 2014

Contro ogni fascismo, ovunque.


Canto degli ultimi partigiani 
 Franco Fortini

 Sulla spalletta del ponte
Le teste degli impiccati
Nell'acqua della fonte
La bava degli impiccati.
Sul lastrico del mercato
Le unghie dei fucilati
Sull'erba secca del prato
I denti dei fucilati.

Mordere l'aria mordere i sassi
La nostra carne non è più d'uomini
Mordere l'aria mordere i sassi
Il nostro cuore non è più d'uomini.

Ma noi s'è letta negli occhi dei morti
E sulla terra faremo libertà
 Ma l'hanno stretta i pugni dei morti
La giustizia che si farà. 

1946

Se gli appennini e la resistenza, oltre il mare, in fondo allo stretto.


Resistono ancora le montagne; nonostante tutto resistono in questo paese che è tutto mare e montagne. Resistono ancora gli appennini al mutare del vento, degli inverni e della primavera, coi loro sassi aspri e severi e si scioglie ancora la neve nei fiumi, in quell’acqua da bere che corre giù a valle dove la lotta oggi si fa più dura. Resiste ancora la passione e la fatica dei sentieri partigiani che da nord a sud, oltre lo stretto, e al di là dei vulcani coniuga ancora la libertà alla natura, il sogno alla Storia. Resiste ancora il mare con le correnti, i pesci nel loro silenzio, fino in fondo dove ogni respiro è vita.







Sempre nuova è l’alba

 Rocco Scotellaro


Sempre nuova è l'alba 

Non gridatemi più dentro, 
non soffiatemi in cuore 
i vostri fiati caldi, contadini. 

Beviamoci insieme una tazza colma di vino! 
Che all'ilare tempo della sera 
s'acquieti il nostro vento disperato. 

Spuntano ai pali ancora 
le teste dei briganti, e la caverna – 
l'oasi verde della triste speranza – 
lindo conserva un guanciale di pietra.... 

Ma nei sentieri non si torna indietro. 
Altre ali fuggiranno 
dalle paglie della cova, 
perchè lungo il perire dei tempi 
l'alba è nuova, è nuova. 


[1948] 

domenica 20 aprile 2014

Tra le mani di Rama

“Una vecchia leggenda indù racconta che vi fu un tempo in cui tutti gli uomini erano Dei. Essi però abusarono talmente della loro divinità, che Brahma - signore degli dei - decise di privarli del potere divino e di nasconderlo in un posto dove fosse impossibile trovarlo. Il grande problema fu quello di trovare un nascondiglio. Quando il consiglio degli dei minori decise di riunirsi per risolvere questo dilemma, essi si pronunciarono: "seppelliamo la divinità dell'uomo nella Terra". Brahma tuttavia rispose: "No, non basta. Perché l'uomo scaverà e la ritroverà". Gli dei, allora, replicarono: "In tal caso, gettiamo la divinità nel più profondo degli Oceani". E di nuovo Brahma rispose: "No, perché prima o poi l'uomo esplorerà le cavità di tutti gli Oceani, e sicuramente un giorno la ritroverà e la riporterà in superficie". Gli dei minori conclusero allora: "Non sappiamo dove nasconderla, perché non sembra esistere - sulla terra o in mare - luogo alcuno che l'uomo non possa una volta raggiungere". E fu così che Brahma disse: "Ecco ciò che faremo della divinità dell'uomo: la nasconderemo nel suo io più profondo e segreto, perché è il solo posto dove non gli verrà mai in mente di cercarla".
"A partire da quel tempo, conclude la leggenda, l'uomo ha compiuto il periplo della terra, ha esplorato, scalato montagne, scavato, si è immerso nei mari più profondi," e poi il cannocchiale, gli aerei, l'uomo sulla luna,  navi e treni a vapore e il microscopio,  Darwin e l'infinita frazione dell'atomo, tutto questo alla ricerca di qualcosa che si trova ancora nel silenzio, proprio dentro, in ognuno di noi.

martedì 8 aprile 2014

Giornata internazionale dei rom e dei sinti: “A forza di essere vento”.




In Europa in questi ultimi anni, nonostante le denunce e un sistema di norme create per tutelarne i diritti, la discriminazione e i casi di intolleranza e violenza nei confronti delle comunità rom e sinti sono in costante aumento. Così come denuncia il rapporto "Chiediamo giustizia. L'Europa non protegge i rom dalla violenza razzista" di Amnesty International, "in molti casi, le autorità preposte al mantenimento dell'ordine pubblico non impediscono gli attacchi razzisti e non garantiscono che il movente di odio sia indagato adeguatamente e che gli autori di tali attacchi siano portati di fronte alla giustizia. (…) I governi europei non tutelano le comunità rom da più punti di vista: discriminazione, sgomberi forzati, segregazione e un'istruzione al di sotto degli standard sono la norma in molti paesi”. Un dato drammatico se accostato al diffondersi di ideologie razziste, atteggiamenti xenofobi e al consenso sempre crescente di movimenti neo-nazisti e schieramenti dell’estrema estrema destra in molti stati dell’Europa. Nonostante i campi di concentramento, i pogrom e i massacri del Novecento, mi preoccupa pensare che ancora una volta al razzismo si sovrapponga un sistema di potere e  distribuzione del potere, una costruzione del consenso e un atteggiamento politico in una società in cui razzismi istituzionali e quotidiani convergono silenziosamente in un’unica direzione ordinaria e assurda.

rapporto Amnesty International 
"Chiediamo giustizia. L'Europa non protegge i rom dalla violenza razzista"

reportage "A forza di essere vento"