Mafia, cemento, arresti, sequestri, aziende e appalti,
associazioni a delinquere, frode in pubbliche forniture, profitti illeciti,
assenza di servizi e disastri ecologici, speculazione edilizia, cementificazione:
catena lessicale che violenta la storia del “sistema ambiente Sicilia” dal
dopoguerra a domani. Il cemento, la “civiltà del cemento” assorbe in un vuoto
identitario la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra ecologia, la
nostra economia.
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Palermo, quartiere Brancaccio, foce del fiume Oreto |
Cementificare vuol dire solidificare, ma è una traduzione
apparente, cementificare vuol dire appesantire, separare, negare, alienare;
perché c’è differenza tra la pietra e i pezzi in arenite, il forato e il
cemento armato: ad ognuno corrisponde una civiltà, un’umanità e un futuro
differenziato. Vivere in una casa in pietra, in un terzo piano abusivo o al
decimo piano di un cubo armato non è la stessa cosa. Se provassi a decifrare il
mio paesaggio, come realtà partecipata, come eredità del passato affidata alla
nostra responsabilità, non potrei fare altro che inorridire dinnanzi a quel “consenso”
che ha stretto, come in una morsa, collettività e industria, economia e mafia.
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Palermo, quartiere Brancaccio |
Sono
cresciuto in un quartiere dove ho visto cambiare prima le case e poi la gente.
Giocavo da piccolo all’ombra di case che crescevano in altezza notte dopo notte
sotto il nome del dio forato, poi un’altra notte, quella del terremoto e
l’arrivo del cemento “sicuro”. Vidi allora per la prima volta scendere da un
elicottero, tra la polvere di un campo di calcio, Bertolaso. Una microstoria
che sarebbe diventata l’antefatto di un’indagine sul vissuto, una critica alla
cultura egemone.
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Catania, uno dei palazzi di Librino |
Meno di un anno fa, "Doppio colpo", l’indagine
seguita dai carabinieri e dalla guardia di finanza di Caltanissetta che ha
interessato Sicilia, Lombardia, Lazio ed Abruzzo, ha disposto fermi per alcune
figure ai vertici «di "cosa nostra", accusati dei reati di
associazione mafiosa e illecita concorrenza con violenza e minaccia e alcuni
dirigenti della Calcestruzzi s.p.a. di Bergamo, che devono rispondere di
associazione per delinquere e frode in pubbliche forniture. Il provvedimento ha
colpito beni per 5,5 milioni di euro e ha imposto sigilli ad un indotto
industriale che va da Polizzi Generosa, Riesi, Campobello di Licata, Mussomeli,
Caltanissetta, Gela a Bronte.
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Catania, veduta di Librino dallo scorrimento elevato |
Dal report di Legambiente si apprende invece che:
«La Lombardia, come aziende confiscate (205) è la terza
regione d’Italia, dopo Sicilia (561) e Campania (317). E Milano, con 190
immobili sottratti ai clan, è la quinta città d’Italia, dopo Palermo (1924),
Reggio Calabria (245), Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania (230) e
Roma (209). Come ha sottolineato lo stesso Presidente della Commissione
parlamentare antimafia Beppe Pisanu, in occasione della Relazione di metà
legislatura (maggio 2011), non c’è alcun dubbio sul fatto che le mafie hanno
oramai «il loro portafoglio al Nord». Nell’anniversario del bel paese il cemento unifica
l’Italia più di Benigni e di ogni altra ideologia:
mafie e imprese del nord e del sud, sono complici di un sistema edilizio e un’idea di
sviluppo che diventa ecomafia nazionale.
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Caltanissetta, i palazzi adiacenti il Tribunale e Viale della Regione |
Non c’è da stupirsi, c’è una linea di pensiero, un’evidenza
politica e un’assenza di civiltà, così come hanno detto e denunciato negli
ultimi decenni gli insabbiati Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni
Spampinato, Giuseppe Impastato, Mario Francese, Giuseppe Fava, Pier Paolo
Pasolini e di recente, anche al di là della “linea Gotica”, Giovanni Tizian. A calmare gli umori non servono
le parole istituzionali di Beppe Pisanu, professionista del potere e
responsabile anch’egli di una politica che sin dal dopoguerra ha alimentato
violenza, corruzione e speculazione: deputato di Forza Italia e P.D.L. ex
ministro degli Interni, ex D.C., più volte sottosegretario di stato al Tesoro e
alla Difesa, massone della P2 e coinvolto nello scandalo del Banco Ambrosiano,
nei brogli elettorali delle politiche del 2006, nel caso calciopoli, non ultimo
eletto l'11 novembre 2008 presidente della Commissione Parlamentare Bicamerale
Antimafia su indicazione dei Presidenti di Camera e Senato. Cos’altro ha da
dire?
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Calatanissetta, le architetture di Viale della Regione |
Se non si comprendono i moventi e gli scambi di una zona grigia, come il
cemento, della politica italiana che intreccia partiti, finanza, massoneria,
mafie e imprese, difficilmente potremo capire il riciclaggio pluridecennale
della stessa classe politica che ci ha impoveriti, impauriti e obbligati a
vivere in caserme al cemento, in periferie desolanti lasciate al
libero arbitrio della criminalità, in città sempre più malsane e prive di
storia.
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Calatanissetta, le architetture di Viale della Regione |
Librino e il suo “palazzo di cemento”, Brancaccio e lo Zen, sono
solo gli esempi urbanistici più conosciuti di una prassi meridionale fatta di varianti
progettuali, abusivismo, edilizia popolare, speculazione, riciclaggio, cattiva
gestione amministrativa del territorio; una prassi che genera degrado sociale,
dispersione scolastica, alienazione umana tra carcasse, ferraglie arrugginite,
asfalto, randagi e tralicci dell’alta tensione. Non ultimo: bacini elettorali
sicuri e di facile controllo.
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Agrigento, i palazzi che hanno cancellato l'impianto medievale |
Con il cemento e nel suo nome si disegna un’idea
di modernità scandalosa che recita, senza alcuna esitazione, la precarietà del
pensiero ecologico e la sicurezza dell’invaso al metro cubo. All’ombra dei
palazzi giace l’ombra della democrazia: questa è protezione civile. Modernità,
pizzini, e new town, modernità, pizzini e metropolitane, così a Palermo, così a
Catania, basta collaborare: se in un primo momento, i boss palermitani avevano
imposto uno stop alle cosche catanesi, la mediazione di alcuni capimafia vicini
a Provenzano, ha fatto si che i catanesi contribuissero con gli appalti di
Bagheria e Villabate. A sua volta l’elefantino sotterraneo è il più lento e il
meno efficace nella storia dei cantieri specializzati: «solo 3,8 i chilometri
realizzati e 6 le stazioni a Catania tra il 1987 e il 1991 (la tratta è però
entrata in esercizio nel 1999, dopo 12 anni dall’inizio dei lavori) che
diventeranno meno di nove nel 2012, anno previsto per la consegna delle tratte
attualmente in fase di costruzione». Chissà perché, forse la stessa storia di
varianti e invasi al metro cubo avrà conquistato gli inferi? Qui non c’è
razzismo, c’è comprensione del diverso, questa è democrazia.
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Costruzioni sulla Agrigento Palermo |
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Porto Empedocle, edifici in cemento abbandonati |
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Ragusa, cementificio in pieno centro |
Testo e foto Santo Mangiameli