C’è
una legge gravitazionale che lega gli individui all’interno di un sistema di
equazioni sempre più complesso. Così come in economia le variazioni percentuali
di una o più variabili determinano l’andamento di una curva, una gravitazione
elastica determina quello della libertà di ogni singolo cittadino.
C’è chi dice
che le generazioni dal ‘73 in poi siano state quotate in borsa ancora prima
della nascita.
Opinioni.
C’è poco da fare però se un debito pubblico
esponenziale, pari a 34.810 euro pro capite, neonati compresi, ha una storia
lunga che qualcuno vuole datare ai primi anni ‘80.
Con tre carte in mano la
Banca del Bel Paese rinuncia ai titoli di stato, incrementa la spirale del
debito e attacca per la prima volta i salari. Da qui al welfare il passo è
breve.
Dall’economia non si scappa; se c’è libertà la si deve soltanto ad un
imprescindibile stato di grazia: l’autonomia dell’individuo.
Sul pentagramma
sociale quasi o pressoché tutto è bloccato.
Si fa fatica e le aspettative
istituzionali, politiche, culturali e economiche stentano ancora a decollare.
La meritocrazia è un vestito troppo corto che lascia a vista le ipocrisie del
sistema, le clientele delle lobby, i calcoli massonici e le perversioni dei
padroni.
Non c’è una nota, non c’è armonia.
Così l’elastico, nell’illusione del movimento,
nella speranza del decollo, ci paralizza con un ritorno impari dall’alto al
basso. Curve schizofreniche, insiemi di punti avviliti in uno spazio che non è
più cartesiano, avviluppati in un buco nero, tutti in fila, uno per uno, con
l’anima in mano. Icari inetti col fegato bucato.
Ma a volte l’ingranaggio
salta, l’elastico si spezza, il treno fischia, la locomotiva, il macchinista
ferroviere ...
basta sentirlo,
basta volerlo.
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